TP e valore in dogana

TP e valore in dogana

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L’Organizzazione Mondiale delle Dogane lancia le Linee Guida per la concreta definizione del rapporto tra prezzi di trasferimento e valorizzazione delle merci in dogana, ammettendo il pieno rilievo delle politiche di TP ai fini dell’applicazione della fiscalità di confine.

Con un paper pubblicato il 26 giugno 2015, l’OMD ha infatti adottato una netta presa di posizione sul complesso ed ormai attualissimo tema della corretta gestione in dogana del valore negli scambi tra soggetti collegati.

Il tema, infatti, è ormai noto e rappresenta anche in Italia un argomento di acceso dibattito, volto alla definizione di un sistema chiaramente “a doppio impatto”, di assoluto rilievo sia ai fini della determinazione del reddito di impresa, sia ai fini dell’applicazione della fiscalità di confine.

Il problema affrontato dalle Linee Guida verte sostanzialmente su un duplice piano, uno di merito ed uno di metodo: (i) in primo luogo, l’OMD approccia la questione dell’accettabilità dei prezzi di trasferimento ai fini doganali, per verificare quando è tecnicamente possibile concludere che un legame tra le parti ha avuto influenze sul prezzo che non siamo accettabili dalle autorità di controllo per l’applicaizone della fiscalità di confine; (ii) in secondo luogo, viene altresì affrontato uno degli aspetti più dibattuti in materia, concernente l’impatto sul valore doganale degli eventuali aggiustamenti dei prezzi operati retroattivamente, durante o a fine anno (i c.d. TP adjustments).

Nell’ultimo recente periodo, infatti, il tema delle modalità di riconciliazione dei valori rilevanti ai fini del TP e delle dogane ha molto impegnato le autorità fiscali e gli esperti della materia, arrivando fino all’individuazione di serie di possibilità operative, alternativamente applicabili in ragione delle diverse circostanze del caso di specie.

Su tutti, anche in Italia le amministrazioni delle Entrate e delle Dogane hanno molto lavorato sulla questione, anche se si è ancora in attesa dei protocolli e delle prassi operative, invece – come segnala il WCO – già attive in altri Paesi.

Le Linee Guida, in questo orizzonte, sono illuminanti, segnando un percorso che le imprese e le autorità fiscali nazionali devono ora necessariamente seguire.

In sostanza, il punto cruciale della posizione del massimo organismo mondiale competente in materia sta nel riconoscimento del fatto che i valori internazionalmente regolati ai fini doganali ed ai fini dell’imposizione diretta perseguono lo stesso identico scopo, ossia che gli scambi internazionali di beni (e servizi) siano resi sotto l’egida del principio dell’arm’s length.

Senza necessità di alcuna determinazione a forfait, il principio sta nel fatto che il prezzo di transazione non deve essere mai alterato dai legami tra le parti ed è il valore di TP ad entrare nel sistema doganale, accettabile - o, meglio, valutabile - dalle autorità di frontiera quale sinonimo di adozione, da parte dell’impresa, di una politica di pricing corretta ed aderente ai principi OCSE.

Il WCO, in sostanza, legittima le politiche di TP quali ausilio di analisi per le Dogane, utile per valutare la bontà e la correttezza degli importatori e degli esportatori parti di gruppi multinazionali.

Sono affrontati poi i temi dei metodi di analisi dei valori di TP e l’importanza dei ruling preventivi, utili per blindare i processi di fissazione dei prezzi non solo ai fini delle dirette (è il caso degli APA), ma anche ai fini doganali.

Quanto agli adjustments, torna anche per il WCO il tema degli accordi preventivi in grado anche di differire le dichiarazioni doganali definitive a tempi successivi alle operazioni di import export, una volta che il prezzo arm’s length sia formalmente fissato.

In definitiva, quello pubblicato si presenta come un documento spartiacque, in grado di guidare non solo le imprese, ma anche le autorità doganali, chiamate ora all’applicaizone operativa dei nuovi criteri principi WCO.

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