In un’ottica green economy, è stato introdotto dall’art. 26-ter del decreto crescita l’ulteriore bonus ambientale che mira a ridurre gli sprechi, valorizzando al massimo i prodotti e i materiali in esso contenuti. Si tratta in sostanza di un’ulteriore esplicazione di quella che viene chiamata “economia circolare” e per la quale i residui derivanti dalle attività di produzione e consumo, in una logica di ritorno, sono riemessi nel ciclo economico-produttivo anziché essere scartati come rifiuti.
Entrando nel dettaglio della norma, è previsto che per l’anno 2020 sia riconosciuto un contributo pari al 25% del costo di acquisto di:
- semilavorati e prodotti finiti derivanti, per almeno il 75% della loro composizione, da riciclaggio di rifiuti o di rottami;
- compost di qualità derivante dal trattamento della frazione organica dei rifiuti.
Tali prodotti dunque, una volta arrivati a fine vita, potranno essere riutilizzati più volte e creare così altro valore, a discapito del classico modello lineare “usa e getta”, ormai non più sostenibile. Si pensi ad esempio alle imprese che lavorano nel settore siderurgico, manufatturiero, edilizio oppure ancora a tutte quelle aziende che potranno sfruttare efficacemente il compost di qualità in applicazioni agricole.
In ogni caso, è importante verificare in primo luogo se i beni in argomento siano acquistati o meno per essere impiegati nell’esercizio dell’attività economica o professionale svolta. In caso positivo, alle imprese nonché ai lavoratori autonomi che acquistano beni riciclati è riconosciuto un contributo sotto forma di credito d’imposta fino ad un importo massimo annuale di 10.000 euro, nel budget complessivo di 10 milioni di euro per l’anno 2020. Tuttavia, il credito in questione spetta a condizione che i beni acquistati siano effettivamente impiegati nell’esercizio dell’attività svolta. Va poi aggiunto che lo stesso non è cumulabile con il credito d’imposta al 36% previsto dalla Legge di Bilancio 2019 al fine di incoraggiare il riciclaggio delle plastiche.
La norma però va oltre; difatti, per i soggetti che acquistano i predetti beni oggetto di riciclo, senza destinarli all’esercizio dell’attività economica o professionale, l’incentivo rimane sotto forma di sconto del 25% sul prezzo di vendita. Il limite annuale per beneficiario viene però dimezzato a 5 mila euro.
È chiaro che una maggiore comunicazione e una corretta informazione potrebbero agevolare la diffusione di siffatta pratica nei rapporti tra venditori e utilizzatori. Difatti, se da un lato l’acquirente si vede riconoscere uno sconto sul prezzo di vendita, dall’altro il venditore dei beni otterrà il beneficio fiscale come forma di rimborso per il minor incasso.
A ogni modo, i tax credit in questione sono utilizzabili esclusivamente in compensazione e non sono soggetti al limite di utilizzabilità annuale (pari a 250.000 euro) valevole per i crediti di imposta da indicare nel quadro RU della dichiarazione dei redditi. Infine, per non vedersi rifiutare l’operazione di versamento è essenziale presentare il modello F24 esclusivamente attraverso i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate.
In definitiva, se si tiene anche conto del credito d’imposta di cui all’art. 26-bis del decreto crescita, si arriva complessivamente a 30 milioni di euro di budget per entrambi gli articoli di legge.
È evidente che dopo timidi interventi normativi in materia ambientale, sembra esserci finalmente uno sblocco attraverso i primi provvedimenti in linea con le direttive comunitarie in materia di economia circolare.
Invero, in passato non sono mancati strumenti di sostegno volti ad incentivare l’innovazione ambientale o, più in generale, il risparmio energetico. Tra questi, si segnalano le disposizioni del piano Industria 4.0. che hanno consentito alle imprese di beneficiare di un iperammortamento pari al 250% del costo di acquisto o di produzione di nuovi beni strumentali, come ad esempio le tecnologie ambientali per il riciclo e il riuso dei prodotti (misura tra l’altro riconfermata anche dalla Legge di Bilancio 2019) o il riconoscimento di detrazioni per i lavori di efficienza energetica (ecobonus).
I benefici fiscali ora introdotti dal decreto crescita, accompagnati da altri tipi di strumenti come una ragionata eco-progettazione dei prodotti nonché l’adozione di comportamenti di condivisione (sharing mobility), costituiscono pertanto importanti passi in avanti in grado di dare impulso al processo di transizione verso il modello dell’economia circolare.
La strada da percorrere è dunque quella che va verso una tendenza dettata da una maggiore sensibilità e consapevolezza ambientale e diventata ormai improcrastinabile.