Il cosiddetto pacchetto Vida, cioè Vat In the Digital Age, proposta di direttiva della Commissione dell’8 dicembre 2022, documento (COM) 2022/701, più due regolamenti di attuazione, è un giusto riconoscimento dello stadio avanzato in cui si trova il nostro Paese, avendo già effettuato il rodaggio della fatturazione elettronica obbligatoria, ed avendo iniziato l’utilizzo auspicato a livello europeo, di partire da un’unica immissione di dati per controllare tutta la catena dell’imposta sul valore aggiunto.
La proposta ha lo scopo di estendere l’utilizzo della fattura elettronica con due misure successive:
- La prima che consentirà a ogni Stato di introdurre l’obbligo della fattura elettronica negli scambi interni, senza dover chiedere l’autorizzazione agli organi dell’Unione europea;
- La seconda (che costituisce il vero obiettivo del provvedimento unionale) renderà obbligatoria la fattura elettronica negli scambi intraunionali, creando all’uopo un sistema di interscambio europeo.
In particolare, la fatturazione elettronica europea dovrà basarsi su un tracciato standard non coincidente con il nostro, ma il problema è meramente di software, risolvibile in modo automatico, e non ci saranno pertanto problemi per le aziende e i professionisti.
In compenso il passaggio alla fatturazione elettronica obbligatoria per gli scambi intraunionali porterà alla soppressione dei modelli Intrastat, il cui funzionamento è stato del tutto inadeguato ad eseguire dei veri e propri controlli.
Ma a che punto è la proposta? Per fornire questa risposta Occorre occorre verificare nel sito del Parlamento europeo, dove leggiamo che l’ultimo evento che riguarda questo tema è stata la riunione di giugno 2023 dell’Ecofin, la sezione del Consiglio che si occupa di affari economici e finanziari, che ha affrontato il tema dal suo punto di vista, con un dibattito di natura politica. In tale occasione la presidenza svedese ha presentato i “testi di compromesso”, che cioè attuano una mediazione tra la proposta della Commissione e le osservazioni degli Stati, che sono stati condivisi come solida base per il successivo lavoro.
A questo punto risulta evidente, anche se esiste un accordo da parte di tutti gli Stati membri, che i tempi previsti dalla direttiva sono destinati a slittare.
Ciò non toglie che le imprese, specialmente le multinazionali o chi opera con l’estero, in base al testo della proposta possono già orientare le proprie strategie avendo a disposizione un tracciato unico europeo che (anche se con tempi più ampi), sarà il formato del futuro per tutti gli Stati membri.