Se l'autofattura emessa a fronte di una prestazione di un servizio è stata regolarmente emessa, la stessa imposta non può essere pretesa dalla dogana in sede di accertamento. La sentenza della Corte di Giustizia che ha definito il contenzioso "Equoland", causa C-272/13, ha stabilito che la disciplina comunitaria in materia di Iva non consente a uno Stato membro di chiedere il pagamento dell'imposta all'importazione qualora la medesima sia già stata regolarizzata nell'ambito del meccanismo dell'inversione contabile, mediante un'autofatturazione e una registrazione nel registro degli acquisti e delle vendite del soggetto passivo: pertanto l'assolvimento mediante reverse charge effettuato dal contribuente, pur in presenza di una irregolarità , è opponibile all'amministrazione doganale che agisce per il recupero del tributo. Si ritiene che questo principio, ampiamente condivisibile, avrà effetti nell'ambito di un'ampia serie di temi e contenziosi che, nel tempo, hanno occupato gli operatori del diritto doganale.
Royalties
Tra questi, uno dei più rilevanti è senza dubbio il tema delle royalties. A mente delle disposizioni del Codice doganale e delle relative disposizioni attuative, infatti, sono inclusi nella base imponibile doganale i corrispettivi e i diritti di licenza che un importatore paga a un licenziante, anche laddove questo fosse estraneo al rapporto di compravendita delle merci, laddove detto pagamento si configuri come una "condizione della vendita". Sull'espressione "condizione della vendita" si è, nel tempo, accumulato un enorme contenzioso che non ha trovato una definizione né negli interventi, per la verità poco definitivi, dell'amministrazione, né nella giurisprudenza di legittimità, che non ha ancora preso posizione sul tema.
A prescindere dal tema strettamente interpretativo della norma, si rileva però che la maggiorazione della base imponibile doganale comporta dunque l'applicazione anche dell'Iva in dogana proprio sulle royalties che però, in quanto prestazione di servizio, sono già oggetto di autofattura. Ebbene, nei casi di royalty in dogana, quasi sempre gli uffici hanno ripreso a tassazione anche l'Iva, nonostante questa fosse già assolta dall'importatore.
Per effetto della sentenza "Equoland", in ossequio al principio di neutralità dell'Iva, il non aver incluso nella base imponibile all'importazione le royalty pagate a un licenziante per lo sfruttamento di marchi apposti su merci fabbricate in Paesi terzi, comporta l'impossibilità per l'amministrazione di procedere al recupero dell'Iva doganale sull'incremento di valore dato dall'ammontare di tali royalty, se il licenziatario le avrà regolarmente autofatturate. In sostanza, l'amministrazione è ora tenuta a verificare, prima di procedere al recupero dell'imposta, se questa è stata autofatturata dall'operatore, astenendosi dal recupero in caso di riscontro positivo.
Il tema, tuttavia, offre lo spunto per ulteriori considerazioni, non potendosi così considerare definito.
Appare assolutamente necessaria infatti una nuova presa di posizione da parte della dogana, in maniera tale che il principio della neutralità dell'imposta possa essere garantito non solo a posteriori, ma anche all'atto dell'espletamento delle quotidiane formalità doganali.
A livello operativo, per esempio, è importante definire l'ipotesi in cui il diritto di licenza non è autofatturato, ma semplicemente assoggettato a imposta dal licenziante nazionale. Per un'Iva così corrisposta, e non potrebbe essere altrimenti, è necessario che la Dogana illustri le modalità operative da seguire per non corrispondere nuovamente l'imposta in dogana, all'arrivo delle merci, in analogia peraltro con quanto già disposto per le ipotesi di lavorazioni effettuate all'estero, con l'autofattura esibita in dogana che funge da lasciapassare per non pagare due volte l'Iva.